Mi chiamo Isa e ho un’età indefinibile. A prima vista. Diciamo tra i venti e i trent’anni.
Mi chiamo Isa e faccio la puttana. Non è un lavoro che amo. E’ costrizione. Più volte ho cercato di ribellarmi a questa condizione ma ne ho sempre rimediato nel freddo delle mattine un sacco di
botte. Non semplici lividi e basta. Proprio ossa rotte.
Rudy è fatto così. Quando l’ho conosciuto anni fa all’inizio era delicato e io poco più di una ragazzina. Mi portava al cinema a mangiare la pizza e una volta mi ha anche regalato un disco dei
Pink Floyd che non ero mai riuscita a comprarmi. The wall. Il muro. Come la mia vita. Un enorme muro davanti. Invalicabile.
Rudy lavorava in un’officina come apprendista meccanico io ancora studiavo e sognavo di diventare una brava segretaria e perché no magari anche una moglie. Una madre. I sogni a volte restano
sogni.
I miei genitori non li ho mai conosciuti. La suora una volta mi ha raccontato che mi hanno trovata una mattina di marzo che urlavo nel silenzio. Ero viola.
Nella culla sudicia c’era solo un biglietto con sopra scritto Isabella.
Poi per Rudy sono diventata Isa la bella e la sua periferia è diventata da un giorno all’altro mia.
Rudy non è un uomo cattivo. Solo è ignorante. E manesco. Ma posso capirlo. Lui è cresciuto in mezzo alla strada e doveva in qualche modo difendersi. Quindi per lui è sempre stato più facile
aggredire.
In fondo provo pena a pensarci e un po’ gli voglio anche bene. Anche se quando non mi picchia mi lascia sulla strada o si libera dei desideri più lascivi.
Io ho solo lui e altre tre persone nella mia vita.
Sono gli uomini che frequenta che mi fanno paura. Tremo quando qualcuno di loro mette piede in casa. Credo abbiano sempre con se qualche arma.
Delle volte Rudy regala loro qualche lavoretto di bocca che io devo subito fare. In silenzio. Ingoiando.
Il film che ho visto di più in assoluto è La strada di Fellini. Rudy trova stupido che io mi commuova per le sfortunate vicende di Gelsomina. Quella demente come la chiama lui.
Così lo guardo di nascosto. Meglio sarebbe dire lo guardavo perché ora il videoregistratore è rotto e siccome a lui non interessa non ne vuole sapere di cambiarlo. Quindi addio a La strada. Per
il momento.
Susy Laura e Vally sono le mie compagne di strada e amiche del cuore.
Loro sono convinte che prima o poi tutto questo finirà.
Quando qualche cliente non ci separa fantastichiamo di come può essere la vita sotto al sole di una spiaggia piena di gente. Di come può essere avere un uomo che non ti costringa a fare qualcosa
e di come le sigarette più buone siano quelle fumate in compagnia.
Insieme sotto al buio della notte. Io Susy Laura e Vally. Oppure sotto lo stesso ombrello se piove.
Anche perché l’acqua non è che tiene a casa i clienti.
Poi Rudy passa e chiede i soldi. Se no li prende.
Subito dopo tutte le altre mi si fanno attorno e mi asciugano gli occhi e mi accarezzano il viso dolci e mi aiutano a rifarmi il trucco.
Divento per qualche minuto la bambina che si fa consolare dopo essersi sbucciata le ginocchia cadendo.
Anche i clienti che vengono per me mi chiamano Isa la bella perché in effetti non credo di essere presuntuosa nel dire che almeno carina lo sono.
I miei capelli sono neri insoliti e corti. La mia pelle è chiara anche se le braccia hanno qualche bruciatura di sigaretta.
Non posso dire a quale dei miei genitori assomiglio. Mi piace però pensare ad entrambi.
Sono un po’ magrina ma con un bel seno.
A volte penso che se fossi nata nel ‘700 sarei stata una fantastica dama proprio come quelle che una volta vedevo nelle riproduzioni dei quadri sui libri.
Gli schiaffi di primo mattino sono quelli che più fanno bruciare la pelle.
Sono quelli che si prendono per essersi lamentati di una notte trascorsa a passeggiare sopra tacchi alti 12 cm senza che nessuna macchina si sia fermata al tuo fianco.
In quel lungo bruciore rivedi tutto. Luci di fari che si allungano. L’asfalto morbido. Le parole isteriche per riscaldarsi. I sospiri che si trasformeranno in libidine. Il cielo che sembra
soffocarti o solo ridere di te.
A volte senti anche gli odori prima che il sangue coli dal naso. Prima che la pelle creda morbido il materasso che ti ascolta sfinita.
I miei primi stivali spuntano da sotto il letto.
Pelle nera che aderisce fino sotto al ginocchio. Tacco alto. Punta spietata. Un vero orgasmo visivo per feticisti.
E’ stato un regalo di un amico di Rudy. Biglietto d’ingresso per una futura puttana. Certi uomini li esigono. Altrimenti non si eccitano.
Infiniti trucchi sul comodino proprio sotto il mio migliore amico. Lo specchio.
Mi piace specchiarmi e poi sorridere.
Una volta avevo deciso o promesso che non mi sarei più specchiata. Ero piccola. Forse pochi anni fa. Oppure troppi.
Le suore ci avevano portato al luna park. Era primavera. Ci sentivamo grandi. Tutti in fila. Molti bambini tenevano per mano mamma o papà. A ripensarci ora mi viene da piangere. Un gusto di
tristezza che nasce dallo stomaco. Siamo entrate nella sala degli specchi. Quelli che deformano le immagini. Non avevo mai visto così tante superfici riflettenti. Mai. Il mio corpo non era più il
mio. Io non ero più io. Un senso di smarrimento mi ha abbracciata e poi le lacrime hanno cominciato a scendere.
Adesso vedermi riflessa mi ricorda che ci sono.
Mi spoglio davanti allo specchio. Un corpo bello il mio. Neppure sciupato. Che potrebbe diventare mamma.
Entro nella doccia per cancellare il buio della notte. Acqua calda su di me. Dentro la mia bocca. Dentro.
Rudy non mi ha più picchiata perché ora guadagna bene. Ha un’altra signora da mandare in giro. Splendida signora. Anche lui è diventato grande.
Ora mi permette di uscire al pomeriggio. Così vado al parco. Sulla solita panchina leggo riviste femminili e sogno i loro amori. Vorrei essere Mira Sorvino.
Posso andare anche al cinema se ne ho voglia. Sono in vacanza dalla strada. Almeno finche Rudy può contare soldi. Polvere in cambio di una mazzetta di banconote. Polvere di soldi. Polvere.
Soldi.
Finché dura posso scordarmi la strada la notte l’odore delle persone i più laidi desideri il gusto di plastica dei preservativi il porno da auto. Il porno da supermercato notturno.
Mi vesto lenta. Regina di un regno interiore. Qualcosa è cambiato. Forse in meglio. Ho una casa mia adesso. Sono la donna di un criminale che ancora non ha ucciso nessuno. Vivo sola. Lui viene da
me quando ne ha voglia. Di sera. E devo sempre esserci. Regina mantenuta e infelice.
La mia vicina di casa è una signora semplice. Ogni tanto parliamo. I nostri terrazzi sono vicini. Ha un bel sorriso e molti gerani. Usa i fondi del caffé per mantenerli belli. L’altro giorno me
ne ha regalato uno. Diceva che il mio balcone era grigio. Troppo. L’ho trovato li. Con attaccato al vaso un biglietto d’addio a tutto quel grigio.
Io però non so fare il caffé. Non vorrei appassisse. Come molte vite.
Par sogno
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