Dopo il caffè+ di rito avevamo una festa: un concerto di un nostro amico, lo chiamavano Veleno. Un chitarrista molto bravo con la sua band, era famoso perché suonava la chitarra con la bocca tenendo il plettro tra i denti e per noi giovani rockers non era un particolare da poco!
Arrivammo al localino, una piccola discoteca che ora è stata trasformata in un rinomato ristorante, appena entrati subito tappa al bancone del bar… non c’era molto da fare, poca vita offuscata da luci soffuse è fumi profumati di nero alimentati da canne libere circolanti ovunque, neanche il tempo di ordinare che mi si avvicina una giovane pulzella: capello lungo scuro dritto, mi punta, si avvicina guardandomi e mi bacia! Incredulo sto al gioco. Ci appartiamo in un angolo oscuro tra piccole poltroncine di colore chiaro, attorno a noi tutto sparisce tra la penombra e scure mura che soffocano il caos distante pochi metri, amoreggiamo in quell’angolo, nessuno ci disturbava, c’era solo l’intralcio di piacevoli borchie che si usavano a quel tempo. Groviglio desideroso tra corpi sconosciuti, senza storia... liberi animali da branco.
Il locale spegne, ritrovo gli amici in partenza:
- ma chi cazzo era? –
e che cazzo ne so! –
neanche il nome ci eravamo chiesti, nessuna domanda, nessun perché, niente di niente! Vissuto senza pianificare e finito senza pensare di volerlo rifare. Mi era rimasto solo il suo odore, il suo calore e la luce di quegli occhi mai più rivisti.
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