leggo

Cosa non è pazzia? Non è pazzia la vita stessa? Siamo come giocattoli con la carica, tutti quanti noi... Qualche giro di chiavetta e, quando la molla si scarica, addio... Finché dura, camminiamo, ci agitiamo, facciamo progetti, eleggiamo le giunte comunali, tosiamo l'erba... Pazzia, ma sì, sicuro, cosa NON É pazzia?
Bevvi il bicchiere di vodka d'un fiato, mi accesi una sigaretta. Quindi presi la coperta, per l'ultima volta, e mi misi a TAGLIARLA! Tagliai, tagliai, tagliai. La tagliai a brandelli, la feci a pezzettini... Gettai i pezzetti nella bacinella. Posai la bacinella vicino alla finestra. Accesi il ventilatore, che mandasse fuori il fumo. Quando la fiamma cominciò a guizzare, andai in cucina a versarmi un'altra vodka. Tornai di là. Il rogo ardeva bene, rosso e vivace. Bruciava come una qualsiasi strega di Boston, come qualsiasi Hiroscima, come qualsiasi amore, come qualsivoglia amore mai, e io non mi sentivo bene, non mi sentivo affatto bene. Bevvi d'un fiato il secondo bicchiere di vodka, senza neanche sentirne il bruciore. Andai in cucina a versarmene un'altra, portai con me il coltellaccio. Lo gettai nel lavandino. Stappai la bottiglia. Guardai di nuovo il coltello, sul lavandino. Sulla lama c'era una macchia di sangue.
Mi guardai le mani. Guardai, se mi fossi ferito. Le mani di Cristo eran mani bellissime. Guardai le mie mani. Neanche un graffio. Non un taglietto. Neppure una scalfittura.
Sentii le lacrime colarmi gin per le guance, strisciare pesanti come cose insensate senza gambe. Ero pazzo. Dovevo esser pazzo sul serio.

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Mardi 5 janvier 2 05 /01 /Jan 10:41

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"Senti, baby," le dissi, "qui scotta. Mettimi gin. Dammi una birra. Non il vino. Bevilo tu, quel vinaccio da quattro soldi. Dammi un ditale di quell'ottima birra."

"Sicuro, dolcezza," mi disse. "Hai fatto un gran bel numero, stasera. Se Manny e Lincoln fossero stati bravi come te, sarebbero qui, a quest'ora. Loro invece non ballavano, non cantavano, s'immalinconivano e basta. E, quel ch'è peggio, non volevano prestarsi al Gran Finale?

"E qual è il Gran Finale?" chiesi io.

"Ora, dolcetto, bevi la birra e rilassati. Voglio che te lo godi, il Gran Finale. É evidente che tu hai molto più talento di Manny o di Lincoln. Credo proprio che io e te arriveremo al Culmine degli Opposti."

"Diavolo, come no," dissi io, scolando la birra. "Farei il bis, dammene un'altra per favore. E dimmi, che cos'è il Culmine degli Opposti?"

"Gòditi la tua birra, dolcettino, lo saprai molto presto."

Finii la seconda birra, poi la cosa disgustosa ebbe luogo, una cosa molto molto disgustosa. Sarah mi agguantò e mi piazzò fra le sue cosce, che allargò un tantinello. Qui mi trovai di fronte una foresta di peli. Irrigidii i muscoli della schiena e del collo, avendo capito l'antifona. Venni schiaffato dentro, al buio e alla puzza. Udivo Sarah gemere. Poi cominciò a muovermi, pian piano, avanti e indietro. Come ho detto, la puzza era insopportabile eppoi facevo difficoltà a respirare, però l'aria non è che mancasse del tutto: anzi c'erano spifferi, zaffate. Ogni tanto con la testa — con la sommità del cranio — andavo a cozzare contro il Grilletto e allora Sarah emetteva un gemito più profondo e prolungato.

Cominciò a muovermi più velocemente, sempre più svelto. La pelle mi scottava. Respirare si faceva più difficile. Il puzzo più atroce. La sentivo palpitare. Capii che prima compissi l'opera, meno avrei tribolato. Ogni volta che venivo stantuffato in avanti, inarcavo la schiena e il collo, m'inarcavotutto più che potessi, per andare a cozzare contro il Grilletto.

D'improvviso venni estratto da quell'orrendo cunicolo. Sarai, mi sollevò all'altezza del suo viso.

"Vieni, diavolo d'un cosa! Vieni!" mi ordinò.

Era ebbra, Sarah, di vino e di passione. Mi rificcò di furia nella grotta. Mi spingeva avanti e indietro svelta svelta. Poi, d'un tratto, respirai profondamente per gonfiare il petto, radunai saliva nella bocca, la sputai... una volta, due, tre volte, quattro, cinque, sei volte, poi smisi... La puzza aumentò di intensità, da non potersi manco immaginare, poi, alla fine, venni tirato fuori all'aria aperta.

Saran mi sollevò, sotto la lampada, e cominciò a baciarmi sulla testa e sulle spalle.

"Oh, tesoro! Oh, mio prezioso uccello! Ti amo!"

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Vendredi 18 décembre 5 18 /12 /Déc 13:33

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