dream wrong
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"Senti, baby," le dissi, "qui scotta. Mettimi gin. Dammi una birra. Non il vino. Bevilo tu, quel vinaccio da quattro soldi. Dammi un ditale di quell'ottima birra."
"Sicuro, dolcezza," mi disse. "Hai fatto un gran bel numero, stasera. Se Manny e Lincoln fossero stati bravi come te, sarebbero qui, a quest'ora. Loro invece non ballavano, non cantavano, s'immalinconivano e basta. E, quel ch'è peggio, non volevano prestarsi al Gran Finale?
"E qual è il Gran Finale?" chiesi io.
"Ora, dolcetto, bevi la birra e rilassati. Voglio che te lo godi, il Gran Finale. É evidente che tu hai molto più talento di Manny o di Lincoln. Credo proprio che io e te arriveremo al Culmine degli Opposti."
"Diavolo, come no," dissi io, scolando la birra. "Farei il bis, dammene un'altra per favore. E dimmi, che cos'è il Culmine degli Opposti?"
"Gòditi la tua birra, dolcettino, lo saprai molto presto."
Finii la seconda birra, poi la cosa disgustosa ebbe luogo, una cosa molto molto disgustosa. Sarah mi agguantò e mi piazzò fra le sue cosce, che allargò un tantinello. Qui mi trovai di fronte una foresta di peli. Irrigidii i muscoli della schiena e del collo, avendo capito l'antifona. Venni schiaffato dentro, al buio e alla puzza. Udivo Sarah gemere. Poi cominciò a muovermi, pian piano, avanti e indietro. Come ho detto, la puzza era insopportabile eppoi facevo difficoltà a respirare, però l'aria non è che mancasse del tutto: anzi c'erano spifferi, zaffate. Ogni tanto con la testa — con la sommità del cranio — andavo a cozzare contro il Grilletto e allora Sarah emetteva un gemito più profondo e prolungato.
Cominciò a muovermi più velocemente, sempre più svelto. La pelle mi scottava. Respirare si faceva più difficile. Il puzzo più atroce. La sentivo palpitare. Capii che prima compissi l'opera, meno avrei tribolato. Ogni volta che venivo stantuffato in avanti, inarcavo la schiena e il collo, m'inarcavotutto più che potessi, per andare a cozzare contro il Grilletto.
D'improvviso venni estratto da quell'orrendo cunicolo. Sarai, mi sollevò all'altezza del suo viso.
"Vieni, diavolo d'un cosa! Vieni!" mi ordinò.
Era ebbra, Sarah, di vino e di passione. Mi rificcò di furia nella grotta. Mi spingeva avanti e indietro svelta svelta. Poi, d'un tratto, respirai profondamente per gonfiare il petto, radunai saliva nella bocca, la sputai... una volta, due, tre volte, quattro, cinque, sei volte, poi smisi... La puzza aumentò di intensità, da non potersi manco immaginare, poi, alla fine, venni tirato fuori all'aria aperta.
Saran mi sollevò, sotto la lampada, e cominciò a baciarmi sulla testa e sulle spalle.
"Oh, tesoro! Oh, mio prezioso uccello! Ti amo!"
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